Le prigioni della Gestapo

L’orrore nazista a Praga

Nel quartiere della Città Nuova di Praga, all’angolo tra la Politických Vězňů (la via dei Prigionieri Politici) e la Washingtonova, si erge il massiccio e grigio Palazzo Petschek che durante la seconda guerra mondiale ospitó le prigioni della Gestapo

Per i praghesi, il palazzo, oggi sede del Ministero dell’Industria e del Commercio, è uno dei luoghi più tristemente noti della città, ma anche i turisti che a centinaia passano nelle sue vicinanze ogni giorno, pur non conoscendone la storia, non possono fare a meno di notare l’aria minacciosa e cupa del palazzo che dal 1939 al 1945, durante l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, fu sede delle prigioni della Gestapo a Praga.

Il palazzo prende il nome dal banchiere Julius Petschek che lo fece erigere tra il 1923 e il 1929 come istituto bancario, per poi venderlo allo stato prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Con l’invasione nazista della Cecoslovacchia e la fondazione del Protettorato di Boemia e Moravia nel 1939, la Gestapo, la polizia segreta nazista, istituì il proprio quartier generale negli interni del palazzo e nei sotterranei furono allestite sale per gli interrogatori, stanze delle torture e celle per i dissidenti cechi del regime nazista.

All’inizio dell’occupazione, gli sforzi della Gestapo a Praga si concentrarono sulla cattura dei leader del neonato Movimento Nazionale di Liberazione e del Partito Comunista. Circa 2000 persone furono arrestate, interrogate presso il Palazzo Petschek e in seguito inviate ai campi di concentramento di Buchenwald e Dachau.

Una delle sale istituite nei sotterranei del palazzo venne denominata Il Cinema. Qui i prigionieri, sotto la supervisione della Gestapo, venivano costretti a stare seduti per ore, immobili, su panche di legno o in piedi rivolti verso il muro in attesa dell’interrogatorio o del trasporto presso la prigione di Pankrác.

Il 28 ottobre del 1939, durante una manifestazione per l’indipendenza della Cecoslovacchia, la Gestapo intervenne per bloccare i manifestanti. Diverse persone, tra cui il giovane Jan Opletal e altri studenti e professori universitari furono sparati in piazza Venceslao, mentre altre 400 persone furono arrestate, interrogate e torturate presso il Palazzo Petschek. Si trattava quasi interamente di esponenti del Partito Comunista Cecoslovacco. L’arresto dei 400 prigionieri fu uno dei colpi più duri inferti ai comunisti locali.

Nonostante gli arresti e i vari sforzi della Gestapo, i movimenti di indipendenza sembravano diventare sempre più forti e, con una serie di coraggiosi sabotaggi, essi registrarono una serie di piccole vittorie nei confronti del dipartimento nazista di Praga.

La reazione nazista non si fece attendere: Hitler inviò a Praga l’SS Obergruppenführer Reinhard Heydrich come nuovo governatore del Protettorato di Boemia e Moravia.

L’Uomo dal Cuore di Ferro (cosí era nominato Heydrich tra i nazisti) istituì nel Palazzo Petschek una corte marziale che, dal 28 settembre 1941 al 20 gennaio del 1942, condannò a morte, senza possibilità di appello, 486 persone e alla deportazione nei campi di concentramento altre 2242 persone.

L’attentato subito da Heydrich il 27 maggio del 1942, ad opera di partigiani cecoslovacchi, portò alla terribile vendetta della Gestapo: due villaggi, Lidice e Ležáky, furono rasi al suolo, gli uomini dei villaggi furono uccisi e le donne e i bambini deportati nei campi di concentramento. Inoltre, 254 tra membri delle famiglie dei partigiani, amici e complici, furono arrestati e deportati a Terezín dove, per ordine della corte marziale, furono tutti giustiziati.

Entrambi gli ordini arrivarono proprio dal Palazzo Petschek.

La repressione in seguito alla morte di Heydrich portò all’uccisione, per ordine del comando della Gestapo di palazzo Petschek, di più di 5000 persone.

Il 2 maggio del 1945, da Palazzo Petschek giunge l’ultimo ordine: l’esecuzione di 52 persone detenute a Terezín. 

È l’ultimo smacco prima che la Gestapo abbandoni il palazzo il giorno stesso.

Oggi all’angolo del Palazzo Petschek, una targa ricorda il sacrificio delle migliaia di persone che in quei sotterranei furono rinchiusi e torturati e un monito che recita Lidé, bděte! (Gente, siate vigili!) invita a non dimenticare, e a vigilare sul bene prezioso della Democrazia, per la quale molte persone hanno sacrificato la propria libertá e la propria vita.